“Io canto il semplice del grano
e del pane la festa che si tiene
fra le rose a maggio, la corsa
della rondine, Il coraggio
dell’animale nella tana
quando gli esce il nato fra le zampe.”
Queste righe della Gualtieri le ho davanti agli occhi quotidianamente da un anno.
Il giorno che le ho appese tra le foto della mia famiglia deve essere stato un giorno buono, un momento ispirato in cui, dentro di me, qualcosa si è mosso verso la necessità di una riconferma quotidiana dei miei perché, dei motivi per cui sono qui, oggi, ogni giorno, a fare quello che faccio.
Quando guardo questa parete di immagini, trovo le risposte a tutte le domande, persino quelle che ancora non so formulare.
Ricomincio, che questo inizio sa più di premessa e stava già partendo per un sentiero che non è quello che intendevo per raccontare di queste foto.
Click, fisso un istante del tempo e lo inchiodo al muro, per trasformarlo in un punto fermo nel flusso costante del tempo, nel sempiterno presente.
Come un faro che segnala la riva nella notte per le navi che si allontanano quel tanto che basta per sapere come tornare, una foto appesa in salotto
basta a diradare la nebbia di una giornata terribile. Per questo stampiamo foto che vogliamo davanti agli occhi nel nostro quotidiano, per farci da stella polare tra milioni di pensieri e parole.
C’ero quasi.
La vita è sacra quanto semplice, il resto è sovrastrutture e complicazioni che non reggono mai, prima o poi crollano e ci riappropria del tempo.
E sai grazie a chi? A te che ti circondi di una mappa di immagini che ti ricordano quotidianamente di cosa ti importa davvero in mezzo a questo caos di occasioni per perdersi e ritrovarsi.
A te che vuoi ricordare cosa ti fa felice, per cui si tiene botta durante i giorni bui e per cui si tagliano ponti con strade che non importano poi cosi tanto.
Cosi tanto quanto quella foto.
Photo credit: Mattia Medici per Cusna
A che foto stai pensando?
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